Corso di basso MediaLab – Video promo

Socio fondatore del Laboratorio Musicale Periferico di Firenze nel 1983 e attuale direttore didattico del Laboratorio Musicale Medialab, i miei corsi, aperti a tutti i generi musicali, si rivolgono a studenti di tutte le età e livello di preparazione (base, intermedio, avanzato, professionale).

Fra i molti allievi che li hanno frequentati numerosi sono coloro che sono riusciti ad imporsi ad ottimi livelli nel campo musicale sia a livello amatoriale che professionale.

Le mie esperienze come insegnante di Basso Elettrico

Durante uno stage tenuto da Bruno Tommaso alla fine degli anni ’70, il grande didatta e musicista jazz sosteneva che sostanzialmente la didattica musicale si poteva dividere in due filoni principali: jazz e classica.

Con questa affermazione Tommaso voleva dire che i due mondi musicali erano ben distinti e separati e assolutamente impermeabili a contaminazioni reciproche soprattutto nel campo dell’insegnamento musicale.

Teniamo presente che allora,almeno qui in Italia, non era presente nessuna forma di didattica musicale legata alla musica rock o comunque moderna che non fosse jazz. Il risultato era che chi frequentava corsi di musica jazz veniva instradato soprattutto allo studio dell’armonia e dell’improvvisazione ma poca attenzione veniva posta allo studio della tecnica strumentale e della lettura musicale, e per chi studiava nell’ambito della musica classica avveniva il contrario.

Personalmente,come allievo, ho avuto la fortuna di usufruire di entrambi i benefici, avendo studiato contemporaneamente al Conservatorio e alla scuola di musica jazz Andrea del Sarto.In seguito, per fortuna, il mondo della didattica musicale si è aperto anche ad altri stili musicali considerati fino a quel momento non “colti” (rock, blues, funk, pop..) ed io stesso sono stato socio fondatore del “Laboratorio Musicale Periferico”, una delle prime scuole di musica moderna fondate in Italia (1984).

Da questo lungo preambolo penso che si possa capire quali sono i punti chiave della mia concezione di didattica musicale:

  1. Apertura a tutti gli stili musicali e a tutte le tecniche bassistiche.
  2. Studio accurato della tecnica. Soprattutto per quanto riguarda il suono, ma anche per avere poi la libertà di suonare quello che si ha in testa senza problemi e per poter affrontare qualsiasi repertorio con una certa tranquillità.
  3. Studio della lettura della musica su pentagramma.
  4. Studio del timing (metronomo, metronomo e metronomo ancora).
  5. Ear training (alla fine si riesce a suonare al livello per il quale ci sostiene il nostro orecchio musicale).
  6. Studio dell’armonia funzionale e applicazione di questa (scale, arpeggi) sullo strumento.
  7. Costruzione di linee di basso e studio del groove nei vari stili.
  8. Studio di brani importanti per la tecnica o per lo stile.
  9. Improvvisazione.
  10. Soloing.
  11. Concetti avanzati di armonia e tecniche bassistiche avanzate o particolari.

Inoltre sono convinto che l’attenzione dell’insegnante debba essere rivolta più sull’allievo che sul programma, sul quale si deve operare con una certa elasticità fermo restando i punti di cui sopra.

Composizione, arrangiamento e produzione vissute in studio

Uno degli aspetti che da sempre più mi ha affascinato, e che tuttora mi affascina dell’attività musicale, è la composizione e l’arrangiamento di canzoni.

Si può dire che questo mio interesse sia stato sempre presente durante la mia attività di musicista, sia all’interno di progetti che mi vedevano protagonista sia, anche se in misura minore, in progetti in cui il mio contributo era da session-man. In questo caso l’aspetto creativo riguardava la costruzione di grooves che potessero valorizzare il brano per il quale ero stato chiamato a suonare.

Questa passione mi ha portato a intraprendere il “cammino” del produttore artistico, spingendomi ad affinare le mie capacità di ascolto d’insieme di progetti esterni; come produttore preferisco ricercare situazioni da “band” che di solisti, per il diverso lavoro richiesto tra le due soluzioni.

Ho la radicata convinzione, infatti, che il lavoro di produzione di una band sia sostanzialmente diverso da quello di un cantante, per il quale l’attenzione è rivolta soprattutto sulla voce e sui brani e quindi i musicisti suoneranno in funzione di questi.

Spesso in questo genere di produzioni ai musicisti è richiesto di suonare in modo anonimo usando dei cliché facilmente riconoscibili. Se noi ascoltiamo invece le grandi bands, noteremo che quasi tutte (per non dire tutte) hanno un loro particolare sound che ci riconduce immediatamente al nome della band che stiamo ascoltando.

Ritengo quindi che, nel caso l’artista sia un gruppo, sia importante caratterizzare l’arrangiamento valorizzando il sound del gruppo stesso, assecondando le caratteristiche tecniche e stilistiche dei musicisti che lo compongono.

Bassista, Produttore, Arrangiatore, Compositore